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La Cuba di Delia, un piccolo gioiello architettonico a Castelvetrano

La chiesa della Santissima Trinità, detta "La Cuba di Delia", dal vicino fiume, sorge nella campagna a pochi chilometri dalla città di Castelvetrano, cittadina in provincia di Trapani.

Incastonata in un magnifico giardino ricco di cycas, dracene, alberi secolari e palme, è fra le testimonianze meglio conservate dell’arte arabo-normanna, realizzata all’epoca in cui le maestranze musulmane lavoravano per i re cristiani.

Scopriamo questo piccolo gioiello architettonico.

Chiesa Delia Castelvetrano facciata


La Chiesa di Delia rappresenta l’esempio più completo tra le chiese centriche bizantino-normanne ancora esistenti in Sicilia. Si tratta di una piccola chiesa normanna, a modello della cuba bizantina, la cui costruzione risale alla prima metà del XII secolo.

La pianta a croce inscritta in un quadrato è caratterizzata da tre absidi pronunciate all’esterno, che si sviluppano sul lato orientale collegandosi idealmente alle tre porte d'ingresso della struttura.

La presenza di diverse porte è dettata dal rito greco, che prevedeva una rigida separazione tra i sessi. È così che dalle porte laterali accedevano gli uomini, che prendevano poi posto nelle corrispondenti navate laterali, mentre la porta centrale veniva destinata alle donne, che vi prendevano parte rimanendo in una porzione riservata, delimitata da transenne lignee.

Il passaggio tra la pianta quadrata e quella circolare avviene attraverso un ottagono virtuale, composto alternativamente da nicchie strombate e finestrelle ogivali.

Al centro la cupola, a sesto rialzato, è poggiata su un tamburo quadrato e sostenuta da quattro colonne, due di granito rosso e due di marmo cipollino.

Colonne chiesa Delia Castelvetrano


Questo tipo di struttura con cupola si riscontra in numerose chiese di piccole dimensioni a Palermo, come S. Giovanni dei Lebbrosi, S. Giovanni degli Eremiti così come nel mondo islamico e nella Tunisia medievale. Nell’architettura islamica, infatti, il volume cubico coperto da cupola aveva avuto vasta diffusione già prima del dodicesimo secolo, soprattutto ad uso funerario.

L’influsso islamico si vede soprattutto nelle finestre, caratterizzate dalle mashrabiyya, griglie di piccoli pezzi di legno intarsiato, assemblati secondo un disegno geometrico. La riduzione della superficie prodotta dalla griglia accelera il passaggio del vento, che, accompagnato dal contatto con superfici umide, bacini o piatti riempiti d'acqua, contribuisce a diffondere il senso di freschezza all'interno dell’edificio. 


La struttura a croce greca si ripete anche nella cripta sul lato est, a cui si accede mediante una scala un po’ nascosta dalla vegetazione.


Curiosità: la chiesa è oggi di proprietà della famiglia Saporito, che ne ha fatto il proprio mausoleo.

Questa famiglia ha esercitato per secoli una grande influenza sulla città, governando la vita politica ed economica di Castelvetrano, dall’unità d’Italia fino ai primi del ‘900.

Vincenzo Saporito, ad esempio, fu deputato al Parlamento Nazionale per il collegio di Castelvetrano dal 1882 al 1913 e favorì la costruzione della linea Palermo Trapani e della stazione ferroviaria di San Nicola, nel territorio di Mazara del Vallo (TP). Alla famiglia si deve poi la costruzione del Teatro Selinus ed il sorgere di nuove attività imprenditoriali, come pastifici, oleifici, fabbriche di sapone

Secondo alcuni, il capostipite sarebbe il tenente colonnello Vincenzo Caime, chiamato “Sapuritu”, perché così in siciliano si chiama un bell’uomo. Uno dei figli, Giuseppe,  sposò Giuseppina Gagliano Curria di Agrigento, detta “la ricca”, perché ricchissima.

Per questo motivo i numerosi figli si sarebbero poi chiamati Saporito Ricca.

La chiesa fu riscoperta e restaurata da Giuseppe Patricolo nel 1880.

Oggi fa parte del complesso del Baglio Trinità, che è adibito a sala ricevimenti.


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