Il Carnevale di Mezzojuso non è una semplice sfilata di maschere, ma una vera e propria rappresentazione teatrale, in cui si assiste col fiato sospeso allo scontro tra Re e Mastro di Campo, in lotta per la mano della Regina.
Tra pitali magici, incantesimi e cavalieri armati di confetti, il clima è decisamente surreale, ma proprio per questo profondamente affascinante per chi ha la fortuna di assistere.
Le origini del Mastro di Campo
Le origini del Carnevale sono molto antiche, risalenti al mondo greco e, successivamente, romano.
Durante le feste dionisiache e saturnali, infatti,
le gerarchie sociali venivano eliminate, attuando un
rovesciamento dell'ordine prestabilito.
Un mondo nel caos, in cui
scherzo e dissolutezza la facevano da padrone, per poi però lasciare posto allo stato originale, con un
processo catartico, in grado di esprimere quel
rinnovamento interiore che si sente all’avvicinarsi della
primavera.
Non è un caso, infatti, che il Carnevale si collochi tra febbraio e marzo, quando sentiamo che l’inverno ci sta finalmente abbandonando.
Tutto questo vale anche per il Carnevale di Mezzojuso (PA), detto Mastro di Campo dal suo personaggio più emblematico.
Molti hanno visto le sue origini legate a un evento accaduto nella notte del
12 gennaio 1412:
il tentativo, da parte di Bernardo Cabrera, Conte di Modica,
di costringere la Viceregina Bianca di Navarra, rimasta vedova, ad accettare la sua proposta di matrimonio, da lei più volte respinta.
In quel caso la Regina fortunatamente
riuscì a mettersi in salvo e, benché ben armato e in compagnia di un grande esercito,
il Conte di Modica fu poi arrestato e fatto prigioniero.
La storia del Carnevale
Le somiglianze tra l’evento storico e il Mastro di Campo, in realtà, si limitano solo a qualche aspetto: totalmente
opposta è la caratterizzazione dei personaggi, proiettati in un mondo surreale in cui quello che dovrebbe essere un
villano mascherato è in realtà l'eroe, il
prediletto della Regina, che lo preferisce al suo stesso re. Allo stesso modo, è assolutamente plausibile e accettata la
compresenza di Garibaldi e dei Mori
e nessuno se ne stupisce.
I mezzojusari si trovano quasi tutti coinvolti e partecipano attivamente alla preparazione di quel gioco collettivo che è il Mastro di Campo.
Nella piazza si rifiniscono gli addobbi: rami verdi con bandiere, stemmi e scudi da attaccare al palco che funge da castello.
Quando infine tutto è pronto, la gente converge verso la piazza e le scalinate che la circondano.
Dalle due estremità del paese muovono due cortei:
da Santa Maria quello del Re e della Regina preceduti dal Mastro di Casa e seguiti da dame, cortigiani, ministri e segretari. Due Mori armati di scimitarre vigilano e scortano.
Mastrocampo e Regina, seguiti da tutti i personaggi, sfilano per le vie del paese, mostrandosi così anche a coloro che non hanno potuto recarsi in piazza;
la gente apre le finestre e i Cavalieri portano allegria lanciandovi dentro confetti.
Tutto è finito. La primavera è alle porte.
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